ELISA CAMPIONI PARLA DI L'ULTIMA SCOMMESSA

Vorrei dire la mia, da semplice lettore. Dopo Mare Nero e Nessuno pensi male, se Gianni Paris pubblicasse l’elenco del telefono o la lista della spesa li leggerei E’ per questo credito illimitato che do alla sua scrittura che ho affrontato L’ultima scommessa, sebbene l’argomento “mondo del calcio” abbia per me la stessa importanza della cucina tartara dell’anno mille. Nessuna. Le volte precedenti, mi ero trovata catapultata in situazioni inconoscibili ai più, avevo provato emozioni forti e sorriso di qualche personaggio che, sebbene mariuolo, aveva un salvagente per stare a galla nella mia simpatia. Chi lo sa quale reazione intendeva provocare Paris, ma per me il Giorgio de L’ultima scommessa è il prototipo dell’antipatico socialmente nocivo. Indifendibile, ma sia subito chiaro, non perché ha truccato le partite, ma perché ha vissuto tenacemente fin dall’i nfanzia nel modo più funzionale per arrivare a farlo. Da piccolino idolatra un star - macchina da gol - poi si dedica al pallone più che a ogni altra attività da ragazzini, così cresce nel corpo ma non nel carattere; arrivato in squadra lascia che lo spogliatoio avvii la distruzione della morale personale . “Non si fanno sgarbi”, e lui capisce: non devo segnare. Diventa direttore sportivo, gli dicono “fai tu” per il bene delle casse della squadra e lui esegue il non esplicitato, alla faccia dell’etica. Sì, certo, poi si pente, confessa e si dispera, proprio come un Narciso stramazzato sott’ acqua a furia di specchiarvisi. Se esistesse solo lui, quel Giorgio, potrei anche averne compassione e rallegrarmi che il climatizzatore abbia fatto il botto! Ma il calcio, in quanto ubriacatura nazionale, esiste per la muta e mutua complicità di tanti “Giorgio in versione passiva” che inducono i “Giorgio in versione attiva” ad agire.

L’esercito dei tifosi si sbraccia per le vittorie. Il bel gioco, la correttezza? Accessori. Giornalisti e commentatori, ben addentro a quel mondo e scafati, aspettano il momento di gongolare appena un procuratore fa saltare il tappo. Grasso che cola per l’industria dell’informazione. Gli amici e i parenti non vedono, non intuiscono, brancolano nel biancore dell’innocenza. Una sterminata genia d’idioti? Ah le mogli che s’accorgono d’essere infelici solamente dopo che il marito è sputtanato! E i “Pascucci” che non sapevano , oibò, che il loro direttore sportivo truccava le partite? Son pochi i mestieri che si possono fare tutta la vita restando “uomini” , senza diventare pedine. Calcio, ma salendo un po’ più su, Politica. Chi ci sta dentro troppo a lungo alla fine somiglia a quegli ombrelloni da spiaggia dimenticati. Sporchi e laceri, non servono allo scopo utile e deturpano il paesaggio. E’ strano aver letto un libro che l’autore dice d’esser d’altri, è un po’ quei gol di destrezza che lasciano sospettare, ma non vedere, il decisivo intervento di una manina. Magistrale. Da avvocato, direi!

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